La si chiama “genetica comportamentale” e studia alcuni aspetti della personalità, tra cui il comportamento aggressivo e antisociale, arrivando a ipotizzare che la costituzione genetica possa condizionare il comportamento aggressivo, quasi esistesse un gene della criminalità. Così fosse, capite bene come i medesimi processi penali potrebbero dover trovare diversi itinerari e soluzioni rispetto, a esempio, al tema dell’imputabilità per reati di violenza grave e gravissima. Ma il gene della criminalità esiste per davvero? E, se sì, quali conseguenze penali, oltre che etiche, derivarne? Risponde alle nostre domande Marina Baldi, biologa, specialista in Genetica Medica e Genetista Forense tra le più accreditate e note.