Due anni dall’inizio pandemia. Ricordiamo sofferenze e sacrifici, i luoghi del dolore, i reparti di terapia intensiva dove si lavora con tute e “scafandri”, gli ospedali in cui sono barricati medici, infermieri, professionisti sanitari, volontari, i centri tampone, gli ambulatori medici. Allora li si chiamava “eroi”, poi vengono attaccati da chi, stanco delle restrizioni, vede in loro un ostacolo al ritorno alla normalità. Ne parla Cristina Cenci, medico internista al Nuovo Ospedale San Giovanni Battista di Foligno, in Umbria.