Sono i “chatbot” noti pure come “agenti di conversazione” o assistenti virtuali, sistemi automatici che in ambito sanitario propongono anche ipotesi diagnostiche o suggerimenti di cura. Ci si collega al sito di un ospedale o di una associazione di volontariato e può capitare di veder spuntare un’emoticon o la classica nuvoletta da fumetto. Ci si clicca sopra e si apre una finestra dove è possibile leggere un messaggio del tipo: «Ciao, sono X l’assistente virtuale di Y. Come posso aiutarti?». Ne parliamo con un vero esperto, il prof. Sergio Pillon, coordinatore della trasformazione digitale nella Asl Frosinone.